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Confienza
(PV)
mostra personale
dal 06-08-2010 al 12-08-2010
ore 16 - 22 via Scuole 1
Biografia e
personalità artistica
Ernesto Caiazza è nato a Vairano Patenora (Caserta) il 24 luglio 1951.
Vive e lavora ad Arese, in Via Gramsci n. 49 (MI).
Autodidatta, le sue figure lignee, in pietra o in cristallo di talco
possono considerarsi come pure proiezioni interiori, come messaggi che
vogliono fare il punto su certi problemi scottanti e stimolare le
coscienze.
Non figure convenzionali, dunque, o falsamente selvagge, ma capacità di
concentrazio-ne e di approfondimento sulla scia delle sculture del Terzo
Mondo. Scultura intensa e drammatica, di denuncia delle bassezze e degli
errori perpetrati, delle ansie e rivolte perpetrate nel tempo, della
religione, dei costumi, della storia, il tutto rapportato alla società
italiana.
Per conoscere a fondo il contenuto umano e sociale dell'artista, il suo
evolversi nel tempo della coscienza d'arte e di ricerca dei significati
vale quanto scrisse Antonino De Bono: «La formazione artistica di
Ernesto Caiazza è avvenuta in Gran Bretagna, ove ha soggiornato per
parecchio tempo. Si divertiva a visitare gli antiquari, ad acquistare
gli acquerelli dell'ottocento, a studiare la tecnica del Turner e della
«Water Color Socieety». Ma il suo passatempo preferito era la visita ai
musei, in specie il British Museum, ove c'è tutto. Incominciò ad
attirarlo l'arte dei primitivi, l'Africa Nera. Si soffermava intere ore
ad ammirare i lavori dei «baluba« e dei «basonge»... Cercò dei libri che
spiegassero il mistero dei volti ambigui, la suggestione delle maschere,
il segreto dei cerchi concentrici e dei tatuaggi. Finché Ernesto Caiazza
si accorse che a mano a mano penetrava i recessi dei «fang» del Gabon, o
l'uso dei colori sui feticci dei «bayaka» e dei «bapende», scopriva la
profonda religiosità
attribuita alle statue che vivevano effettivamente in uno spazio
empirico, metafisico, magico, irreale.
In tal modo Ernesto Caiazza incominciò ad intagliare tronchi d'albero, a
scavare nella corteccia le apparenze umane. Si accorse ben presto che
stava mettendo in moto essenze primordiali che avrebbero potuto
rivoltarsi contro di lui...
Durante una visita al museo dell'Uomo a Parigi, Ernesto Caiazza rimase
impressionato dalle pietre monumentali dell'Isola di Pasqua, dai reperti
delle Isole Marchesi e della Polinesia Meridionale. Invece di mettere in
risalto l'anima mitica dei trapassati, e di evidenziare le sottili
entità della natura, pensò di elaborare un'arte popolare, che mettesse
in risalto l'anima collettiva dei popoli. Sono nate così le sculture
dello «Schiavo» in ceppi, alto e stilizzato nella sua concezione
simbolica del martirio della classe lavoratrice schiacciata e vilipesa;
«II Faraone», figura lignea che assomma la lussuria di certi «notabili»
del regime; «II ribelle», evidenziato con forte vigore plastico, per
rappresentare l'espressione grottesca e surreale dell'apostolo della
rivoluzione che si proietta al di là della barricata.
Sculture arcaiche dotate di un fascino insolito, dal tono caldo del
legno, dal tipo fortemente stilizzato, armate d'una intima forza
drammatica. Esse sprigionano - pur nella espressionistica
caratterizzazione e nella schietta ispirazione naturalistica - un pathos
particolare reso con semplicità e sinteticità del modellato, per
additare alle tribù degli uomini bianchi che popolano l'Europa il
significato ancestrale di un'arte popolare che si ricollega alla
preistoria».
Pensiero sulla vita
«La vita è un dono di cui tutti dovremmo essere coscienti della sua
importanza, per cui ogni essere vivente dovrebbe rispettare quella
altrui come fosse sua. Purtroppo quest'era corrotta da importanza solo
al denaro e a tutto ciò che da esso si ricava».
Documentazione critica
«Si ritrova, all'interno delle rappresentazioni di Ernesto Caiazza, una
suggestione particolare, modellata su antichissimi richiami a lui
familiari, gremita non tanto di profili e di fisionomia ma di
partecipazione vitale, di atmosfere mistiche e in un certo qual modo
metafisiche. La sua forza è tutta non nella sua apparente ingenuità di
autodidatta ma in quelle ricerche di ambito gestuale, e portando l'opera
a rivedere determinate norme scultorie egli, senza alcun dubbio,
risponde ad esigenze innate di stilizzazione e di purezza. E nella
stilizzazione delle superfici l'artista sprofonda con tutta la forza
della sua umanità, sottolineando liberamente le strutture delle forme,
facendo i conti con la spietata realtà del sistema, sforzandosi di
conservare intatte le virtù di un'arte ancestrale.Ernesto Caiazza,
dunque, non si abbandona stancamente alla pura abilità inventiva ma
risolve la sua problematica attraverso la creazione artistica: realtà
compresa e sofferta momento per momento, analizzata attraverso simboli e
significati e interrogativi sul lontano passato e sull'esistenza
attuale».
Antonio Oberti |
Biografhy
and artistic personality
Ernesto Caiazza was born in Vairano Patenora, in
thè province of Caserta, on July 24th 1951. He now lives and works in
via A. Granisci, 49, Arese, province of Milan. As he in self-taught, we
can consider his woden, stone and chalk crystal figures pure projec-tion
of IS inner self,messages that try to explain certain difficult problems,and
to stimulate our minds.
They are not conventional, or artificially savage figures, but thè
expression of his ability to concentrate and to develop a theme,
following in thè foot steps of Third World sculpture. His sculpture IS
intense and drammatic, denoucing man's petty ways and his errors,the
anxieties and changes in time relationship to Italian society. Antonino
De Bono has written an appraisal of thè artist which IS a great help in
understan-ding thè human and social content of thè artist's work, thè
development of his awareness of art,and his search for meanings.
"Ernesto Caiazza developed above ali in Great Britain, were he spent
considerable time. He loved to visit antique shop, buyng Nineteenth
century Water Colour Society. But his favou-rite-e pass time was
browsing in museums, particularly thè British museum;were you can find
nearly everything. He began to be fascinated by thè primitive art of
Africa, and he would spend hours in front of thè compositions of thè
"baluba" and "basonge". He looked for books which could explain thè
mystery of these ambiguous faces, thè fascination of thè masks, and thè
secret of concentric circles and tattoos, until Caiazza realised that
he was beginning to penetrate-e thè hidden corners of thè "fang" of
Gabon, and thè way thè "bayaka" and "bapende" used paints on fetishes,
and to anderstand thè religious importance attributed to thè statues
which atood in an empirical, metaphysical, magical, unreal space.
Ernesto Caiazza began to carve tree trucks, digging human features out
of thè bark. He soon realised that he was setting in motion primitive
beings which could turn against him...
Wile he was visiting thè Museum of Man in Paris, Ernesto Caiazza was
truck by thè monumentai stones of Easter Island, thè Marquises Islands,
and southern Polynesia. Instead of trying to bring out thè mythical
spirit of our ancestors,and thè subtle essence of nature, he thought
that he was developing a popular form of art, emphasizing thè collective
spirit of populations. And so he produced his taH"Slave"sculptures, in
wood, thè stylized representa-tion of his symbolic concept of thè
matyrdom of thè downtrodden, abused working classes; "thè Pharaoh", a
wooden figure which sums up thè lustful habits of certain important
figures of thè regime; and "The Rebel", expressed with great plastic
force, ta convey thè grote-sque, surreal image of thè apostle of
revolution who projects himself barricade. His works are archaic
sculptures of unusual attraction, thè warmth of wood, strongly stylized
and armed with a dramatic inner force.
In their expressionistic effects and straightforward naturalistic
inspiration, they convey a par-ticular pathos, expressed with simplicity
in thè synthetic form, as if to point out to thè tribes of white men
populating Europe, thè meaning of popular form of art that has its roots
in prehi story.
His thoughts on life. "Life IS a gift whose importance we should ali
understand, and each
living being should respect thè life of others as if it were his own.
Unfortunated our corrupt age only sees thè importance of money, and of
ali that it can offer".
By "Italian Art In The World"
Antonio Oberti |